mercoledì 29 ottobre 2008

Cronaca di una giornata d'autunno in montagna







C’è qualcosa di magico in montagna d’autunno. Qualcosa di incomparabilmente
bello in cui ogni altra emozione annega e si scioglie.
Tra una cresta e l’altra vedi salire veloci lembi di nuvole che a volte ti avvolgono
in una soffice nebbia e a volte veloci ti aprono nuovi paesaggi, così che tra un lembo e l’altro intravedi cime lontane ed immote.
Il vento poi d’un tratto , mentre cammini , ti circonda di frotte di foglie che , come
incantati folletti, ti danzano intorno.
Fusti grigi possenti emergono dal manto rosso di foglie ed in alto protendono le
loro chiome sfoltite.
E se a volte ti coglie improvvisa la pioggia , è un incanto nuovo : tutto è avvolto nell’acqua che scende e le orecchie si riempiono del picchiettare delle gocce sulle foglie, un rumore al quale rispondono, a volte, squittii di animali e così .. ogni altro pensiero si annulla.
Bagnata e infreddolita veloce cammini , mentre scivoli a tratti sulle foglie e sul fango, e quando d’un tratto la pioggia si ferma , rivedi paesaggi invisibili a molti, sconosciuti ai piu’.
Come ogni cosa bella la montagna è fatica, conquistarla costa impegno. Ma poi l’uomo che sa vedere le meraviglie del mondo, l’uomo i cui occhi sono liberi e aperti,
sa vedere le stelle nei ciuffi dell’erba e i più bei quadri nell’impasto dei colori delle foglie dei faggi.
L’uomo che cammina “ a se stesso ed agli altri amico” , lì riconosce la forza incomparabile della natura, lì capisce il senso profondo di ogni cosa ed apprezza la vita nelle foglie e negli alberi, nell’erba e nelle rocce ,nelle nuvole e nel sole.

mercoledì 22 ottobre 2008

Recensione Mostra " Jean Paul Basquiat"


Nello spazio espositivo di Palazzo Ruspoli si è aperta in questi giorni – a cura della Fondazione Memmo- e lo sarà fino all’1 febbraio 2009, una mostra di opere di Jean Paul Basquiat , l’artista americano nato nel 1960 e morto precocemente nel 1988, che iniziò come graffitista per poi diventare un famoso espositore nelle più importanti gallerie americane ed il più giovane artista selezionato nel 1982 per Documenta di Kassel.
La mostra ,che si intitola “Fantasmi da scacciare”, presenta una raccolta di dipinti che hanno in comune la presenza di una figura umana dalle fattezze schematiche ,“infantili” e dal volto spettrale che occupa la parte centrale dello spazio , riempito poi da frammenti di scritte , da parole e da pennellate di colori ,quasi “casuali”.
Molti sono autoritratti e molti sono untitled – senza titolo - , ma in tutti è l’uomo Basquiat che si rappresenta , il ragazzo nero di Brooklin che dipinge immagini scheletriche , fantasmi e scritte ,
immagini tribali ed evocative e come afferma Olivier Bergrruen – curatore della mostra – “vede la personalità umana come qualcosa di fratturato e frammentato. Frammentazione che fa anche riferimento all’alienazione provata da un nero nella società razzista che più tardi lo avrebbe accolto con la stessa rapidità con cui lo avrebbe respinto qualche anno dopo..”
Nel dipinto Autoritratto del 1986, un acrilico su tela di due metri per due, c’è un uomo al centro, nero, nel volto tratti di rosso , le braccia aperte e nelle mani : un mezzo arco in una e una sorta di freccia nell’altra, i capelli sono tentacoli , alla fine di uno una brocca rossa girata da cui colano rivoli rossi e poi macchie di colore nere, rosse ,arancione e colature di acrilico. Forte l’impatto per la vivacità del colore e la centralità e imponenza dell’immagine : un combattente tribale nella selva metropolitana.

Nel “General Electric White” del 1984 , piccole teste di profilo con le bocche sorridenti e gli occhi sovrapposti spiccano sul fondo bianco, ma in fondo a destra il volto ridiventa un ghigno di dolore : gli occhi strabici vanno verso il basso e la bocca è serrata . A destra del quadro e grande,c’è la solita testa ricorrente in molti dei quadri del 1982 : angosciosa, spettrale , i denti come le grate di una prigione, il naso squadrato con due narici tonde come due pulsanti, gli occhi asimmetrici senza pupille e senza luce.
La mostra si chiude con un altro Autoritratto del 1983, un’immagine emblematica, simbolo riassuntivo delle tematiche e delle opere presenti nella mostra, c’è un volto grande ,solo nel quadro, è tutto nero e gli occhi sono due fessure bianche : un fantasma , un’ombra o un uomo che afferma la sua identità?!
L’arte di Basquiat rappresenta quasi una scommessa sulla nostra capacità di andare oltre l’apparenza dei suoi quadri che a causa di quelle immagini deformate e grottesche risultano quasi “respingenti” , andare oltre in un processo che è essenzialmente intellettivo , di comprensione.
E’ un’arte con cui si può entrare in sintonia o meno, ma che comunque ha una grande forza intrinseca e di comunicazione : è l’esternazione di un’anima con il suo “buio”, ma anche con la sua volontà di affermazione.




Latina 22.10.08

Recensione di Maria Di Tano
Pubblicata sul quotidiano "Il Nuovo Territorio"
di Latina il 27.10.08