lunedì 25 giugno 2007

poesia. "Tu"




Nei tuoi occhi mi rifletto,
nel tuo cammino mi ritrovo,
i tuoi passi sono i miei passi
e il sorriso che fa risplendere il tuo viso
è lo stesso che illumina il mio sguardo.

Ti parlo da lontano con parole silenziose
e tu rispondi con immagini lucenti.

Latina,febbraio 2007 Maria

venerdì 15 giugno 2007

"I Volti"


C'è una giungla di volti che ci guardano sulle strade...non si sfugge , appena usciti da casa ci vengono incontro : visi grandi e piccoli, sorridenti e seri, ammiccanti o rassicuranti , in pose stereotipate.
Certo non è piacevole , le immagini ci perseguitano. Ma le loro idee? I loro programmi?. Siamo davvero in una società dell'apparenza. L'immagine sovrasta su tutto, ma quale immagine? quella dei "media". L'homo "tele"(da lontano)"visivo" che vede ed è veduto . Ma vede "da lontano", non vede "lontano" e quindi non ha una visione esatta delle cose.
E allora.. l'importante è mostrarsi, rendersi visibili! farsi vedere !
Ma tutto assume un aspetto paradossale e quei volti che ci scrutano ossessivamente da ogni angolo della città, sono il simbolo l'ICONA di una società "povera", priva
di contenuti e di spessore.

Latina 26 maggio '07


Maria Di Tano

domenica 10 giugno 2007

La Stilita del burka





Questa scultura presenta una figura femminile, seduta su una colonna, alla maniera degli antichi eremiti orientali che come forma estrema di isolamento e ascesi, passavano lunghi periodi su delle colonne in luoghi isolati.
La figura è tronca , raffigurata cioè fino alla vita, le gambe fuoriescono da una veste che si scioglie e si apre.
C'è un'energia interiore particolare in questa figura : i panneggi avvolgono dolcemente e sensualmente un corpo che c'è e si indovina carico di forza , ma il moto ascensionale culmina con una negazione: mancano il tronco e la testa.
E' l'evidente ieratico simbolo di un'identità negata. Alla donna del burka non è concessa la libertà: di pensare, di vivere. Ed è proprio nel BURKA , che è l'immagine più sconvolgente e significativa di una persistente , antica ma anche moderna negazione dei valori umani , che è
avvolta questa figura.
Ma tutto ciò contrasta con la vitalità del movimento della scultura : le gambe semipiegate che spingono verso l'alto, il panneggio che si scioglie , si allenta, quasi a volersi liberare dalla costrizione.
E' una figura fortemente dinamica, è l'uomo che , nel tentativo di raggiungere la libertà , si ferma , le paure lo bloccano e così il suo moto progressivo è di colpo negato e c'è "l'assenza".

I materiali usati sono il ferro e il gesso e rispondono entrambi a finalità precise : strutturali il primo, che costituisce l'anima interna della scultura, strutturale e chiaroscurale il secondo che rende la superficie ruvida, scabra, con particolari riflessi dati dal colore che permea il materiale e reagisce con effetti cangianti alla luce.

L'opera è dello scultore Roberto Andreatini.


Lettura critica dell'opera di Maria Di Tano